Il gruppo di saggi raccolti nella sezione La società di antico regime e le esperienze della calamità. Memorie, pratiche di risposta del numero 2 del 2024 della Rivista Storica Italiana intende valutare l’impatto che gli eventi estremi, apparentemente eccezionali o inattesi, hanno avuto sulle società del passato. Attraverso i processi istituzionali, sociali e culturali innescati dai disastri in diversi territori dell’Italia spagnola tra il XVI e il XVII secolo, i casi presi in esame convergono nel delineare i cambiamenti nei modi in cui le calamità furono interpretate e affrontate dalle società di antico regime.
Gli autori analizzano lo sviluppo di comportamenti adattivi e preventivi, suggeriti dall’esperienza o dalla conoscenza dei disastri del passato e si interrogano sul ruolo che le istituzioni secolari e religiose e le principali forze sociali si attribuirono in situazioni di emergenza.
Pur insistendo su cronologie e ambiti geografici differenti ed esaminando società poste di fronte a minacce di tipo diverso, i saggi di, Thomas Labbè, Umberto Signori, Blythe Alice Raviola e Domenico Cecere mettono in evidenza l’elaborazione di pratiche di risposta basate sull’osservazione, sulla formalizzazione di saperi e di modelli d’azione, sulla trasmissione delle esperienze e della memoria.
Il primo contributo ripercorre l’evoluzione di alcuni concetti nell’ambito del pensiero teologico, giuridico e politico tra il tardo Medioevo e la prima Età moderna, che fornirono alle istituzioni pubbliche modelli d’intervento in caso di «calamità pubblica», mentre gli altri tre esplorano i modi in cui le istituzioni e le società dello Stato di Milano, del Regno di Napoli e di quello di Sicilia risposero a siccità, inondazioni, terremoti ed eruzioni vulcaniche, cercarono di prevenirle e di mitigarne gli effetti.
Labbé propone una sorta di archeologia dei concetti giuridici e politici su cui si basano le politiche umanitarie dei nostri giorni. A fondamento di queste è un’etica tipica dell’età contemporanea che assegna uno spazio privilegiato alle emozioni nel dare significato allo svolgersi degli eventi e, in particolare, al dolore per le morti e alla compassione per le vittime. Di qui la necessità di esaminare i quadri giuridici, teologici e politici con cui le società europee tra XIV e XVI secolo cercarono di definire il tempo dell’eccezione, inteso come sospensione del quotidiano o dell’ordinario, e di regolare i conseguenti comportamenti.
A problemi analoghi rimanda il contributo di Umberto Signori che, partendo dallo studio dell’eruzione flegrea del 1538, mette in questione l’idea consolidata che gli interventi del viceré Pedro de Toledo a favore di Pozzuoli fossero una forma di risposta istituzionale ai danni provocati dall’evento naturale, una forma di politica compassionevole verso la città colpita che rischiava di finire abbandonata.
Esigenze di difesa militare, sviluppo dei saperi idraulici e interazione tra i diversi livelli istituzionali sono al centro del contributo di Blythe Alice Raviola, che analizza diverse piene e siccità che colpirono l’area padana dello Stato di Milano tra XVI e XVII secolo.
Cecere, invece, esplora le risposte di diverse istituzioni ad alcuni terremoti ed eruzioni che nella seconda metà del XVII funestarono varie aree del Regno di Napoli. Il saggio indaga l’azione dei rappresentanti delle istituzioni monarchiche, ora collaborativo ora in competizione con quello di altri attori istituzionali, e rileva una sostanziale continuità rispetto al passato delle misure di risposta adottate, che privilegiavano questioni fiscali e militari, oltre che la sfera devozionale.
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