Il 5 e 6 ottobre si è tenuto presso l’Università di Alicante il XVI Seminario Internazionale di Storia e Clima intitolato Clima e disastri naturali sulle due sponde dell’Atlantico nei secoli XVI-XIX. Strategie di prevenzione e di difesa, costruzione di saperi e discorsi. L’evento è frutto della collaborazione di DisComPoSe con il progetto di ricerca spagnolo Catástrofes de causa climática y natural, gestión de la emergencia y discursos políticos, científicos y religiosos en el Mediterráneo occidental y la América Hispana, siglo XVIII, diretto da Armando Alberola e Cayetano Más Galvañ.
I relatori del seminario si sono posti l’obiettivo di analizzare l’impatto sulle società dell’età moderna degli eventi straordinari di natura climatica (freddo, caldo, siccità, forti piogge, inondazioni e alluvioni), geologica (terremoti, eruzioni vulcaniche) e biologica (infestazioni agricole, malattie ed epidemie).
In questa cornice i ricercatori di DisComPoSe Domenico Cecere, Yasmina Ben Yessef, Alessandro Tuccillo e Armando Alberola hanno presentato alcune delle ricerche che stanno sviluppando nel campo dei Disaster Studies.
Durante la relazione dal titolo Jerarquías de conocimientos frente a desastres: predicadores, jueces y expertos en el Reino de Nápoles (ss. XVII-XVIII), Cecere ha riflettuto sulle analogie e le differenze tra le risposte che le istituzioni ecclesiastiche e politiche del Regno di Napoli diedero alle calamità verificatesi nel territorio tra la metà del XVII e l’inizio del XVIII secolo. Il P.I. di DisComPoSE ha dimostrato che le gerarchie di conoscenze e competenze variavano a seconda di chi promuoveva o applicava le diverse misure di intervento. Inoltre, attraverso l’analisi di varie tipologie di fonti, ha fatto luce sul modo in cui le autorità pubbliche intervennero nella gestione dell’emergenza e nella successiva ricostruzione, nonché sulle strategie culturali e politiche con cui cercarono di legittimare le proprie azioni.
Yasmina Ben Yessef ha presentato una relazione dal titolo La erupción de Huaynaputina entre América y Europa: la construcción y la transmisión del relato a través de las redes religiosas (siglos XVII-XVIII). La sua proposta ha approfondito un tema poco affrontato: il modo in cui il racconto dell’eruzione di Huaynaputina è stato costruito, comunicato e trasmesso tra il XVI e il XVII secolo dai religiosi che hanno svolto un ruolo estremamente importante sia nella gestione immediata della crisi, sia nella sua diffusione e narrazione negli anni successivi. Ben Yessef ha analizzato alcune delle fonti manoscritte e a stampa prodotte da diversi ecclesiastici che furono testimoni dell’eruzione o che, nel corso degli anni, parteciparono alla cristallizzazione di una specifica versione della catastrofe con chiari obiettivi moralizzanti e politici.
Alessandro Tuccillo ha tenuto una relazione dal titolo Interpretar la catástrofe: el terremoto de Foggia de 1731, con la quale ha affrontato il caso del terremoto avvenuto a Foggia nel 1731. Come ha sottolineato il ricercatore, il sisma in questione non ebbe la risonanza mediatica che caratterizzò altri terremoti dell’epoca. Ciononostante, l’evento ha costituito un evento periodizzante per la storia urbana di Foggia e la sua analisi permette di comprendere meglio le dinamiche politico-istituzionali messe in atto per la gestione delle catastrofi durante il periodo di dominazione austriaca del Regno di Napoli. Grazie allo studio delle relazioni a stampa, della corrispondenza del nunzio apostolico a Napoli e della documentazione della Dogana delle pecore, Tuccillo ha potuto dimostrare la persistenza di tensioni politiche, religiose e sociali in un contesto in cui l’interpretazione della catastrofe rispondeva ancora al tradizionale paradigma provvidenzialista.
Infine, Armando Alberola ha proposto una presentazione dal titolo Los terremotos de Calabria y Messina (1783) según un jesuita español expulsado. El padre Gustá y su Stato felice ed infelice della Calabria e Messina. Nel suo intervento, Alberola ha analizzato le cause dei terremoti indicate da Gustá nel suo Stato felice (1783) e le ha confrontate con trattati scientifici precedenti presenti in opere quali il Mundus Subterranus di Kircher (1665) e il Diario in 64 volumi del gesuita galiziano Manuel Luengo (1735-1816). Come Kircher, Gustá abbracciava le tesi organiciste e, a differenza di Luengo, rinunciava nelle sue spiegazioni sui terremoti al provvidenzialismo militante che caratterizza il Diario. Infatti, come ha precisato Alberola, la tesi di Luengo sulle cause dei terremoti deve essere messa in relazione con la decisione di espellere i gesuiti nel 1767, misura che, secondo Luengo, avrebbe spiegato tutte le calamità che la monarchia borbonica spagnola subì da allora in poi.
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